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Giugno 2024

Presentazione giovedì 27 giugno, ore 19,

Gelo I e II, Montagna e Incantamento, le prime pubblicazioni di un ciclo di brevi libri di Sergio Lovati. Pubblicati da Deserter’s Books. Con Sergio Lovati

“To imagine the story as a blooming flower or a series of blossoming.”

“This book was written in offering to the book just out of reach – radiant, waiting.”

(Carole Maso, Break Every Rule: Essays on Language, Longing, & Moments of Desire)

Gelo I e II, Montagna e Incantamento sono i primi di un ciclo di brevi libri che nascono uno dall’altro, indipendenti ma interconnessi, e che prendono spunto dai due luoghi contrapposti che circoscrivono la mia vita.” – Sergio Lovati

Gelo è un ritorno alla città natale. Un cammino in un labirinto di muri e rovine, di passaggi e profondità bloccate, di orizzonti chiusi e veli. Il titolo è un omaggio all’omonimo esordio letterario di Thomas Bernhard.

Montagna è attraversato da una tensione irrisolta. Tutto emerge per sprofondare e riemergere di nuovo in un ciclo continuo di generazione e trasformazione. Nel finale una breve sequenza di piani orizzontali, quinte che recedono in profondità, alludono a un senso di eternità diverso, dove nulla è mai cambiato, e sono preludio di Incantamento.

Gelo II nasce dalla struttura e sulla struttura di Gelo, e accoglie immagini di Montagna. L’interno si confonde con l’esterno, l’uscita con l’ingresso, l’immagine con la parola, la certezza con il dubbio, il guardare con l’essere guardati.

Incantamento è passaggio di confini. Attraversamento. Le immagini si chiamano per assonanze, cercano un movimento comune, complessivo, una melodia. Incantamento è ascolto. È far emergere.

Com’è strana l’idea che ritirarsi, stare o andare all’aperto sia un buon modo per trovare sé stessi e, alla fine, per conoscersi. Nella vita, la cosa più importante è conoscere sé stessi, si dice. Come se l’altro non facesse parte, e fosse un’appendice o una proiezione. Sarebbe molto meno strano incontrarlo, guardarlo, ascoltarlo, con il corpo immobile e senza condiscendenza. Guardare fuori, non aspettandosi un riflesso, ma la possibilità di una conversazione. Con le rovine, i rami, il muro, la foglia e la pietra. Con il viso e il corpo, il buco, la porta, la crepa e l’erba selvatica. Queste storie iniziano sempre con un uomo che non ha dormito bene, si veste lentamente, con colori sobri, senza stravaganza, ed esce. Porta con sé una macchina fotografica. Cosa fa esattamente? Sta cercando qualcosa o gli appare qualcosa? Nel suo operato, la parola scattare non sembra avere senso. Comunque sia, rende omaggio e chiede silenzio. In ogni immagine, una porta, un buco e un dubbio. Spiegare un’immagine è, ancora una volta, un’idea strana. È permettersi di interrompere ciò che dovrebbe parlare da sé, farle un torto. Il lavoro di Sergio Lovati richiede attenzione, costringe a rimanere in silenzio. Davanti agli occhi, prima l’oscurità e poi, tutto. Chi aspetta e strizza gli occhi, potrebbe sentire di trovarsi di fronte a un dono. Qualcosa di impossibile, una risposta.” – Paula Vilaur Montoya

Sergio Lovati (Legnano, 1972) è un fotografo e un docente di fotografia.

Orari e Informazioni

Leporello, Via del Pigneto, 162/e – Roma
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