
80 Euro
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Si tratta di ricomporre le ossa per creare uno scheletro completamente alieno, molto diverso dal suo precedente sé, con le ossa separate. Un’archeologia forense squilibrata, capovolta e al contrario.
Una fotografia o un fotogramma esplodono. Schegge. Dispersione. Frammenti. Il tutto è tenuto insieme da ciò che un tempo avvolgeva i raggi X.
Fusi insieme in questa forma provvisoria, questo rumore oscuro, queste ossa separate.
“Sono stato costretto a fotografare il mio cammino per vedere dove stavo andando, per decifrare le curve, le svolte e gli ostacoli davanti a me nel corridoio buio pesto. “Fotografare per vedere”. Per andare più lontano, dove sarebbe stato più caldo. Dove gli indizi giacciono dormienti. Attivando il flash con l’otturatore della fotocamera per fornire luce e, inconsapevolmente, senza vedere, fotografando pareti, tubature, frecce dipinte, che mi portavano sempre più all’interno. Registrando questo “non vedere” su pellicola. Momenti decisamente ciechi e indecisi. Balbettii in avanti. Luce stroboscopica. Illuminare il corridoio per una frazione di secondo e vederlo scomparire di nuovo come se affogasse nell’oscurità che invadeva da tutte le parti, da tutte le direzioni, il buio si insinuava, la breve visione si impresse nella retina e fu memorizzata per i prossimi passi da compiere. Direzioni. Fotografie. Altre ossa. Passi. Visioni. Ossa. Non meno o più importante che fotografare su pellicola scaduta solo per scoprire che non è venuto fuori nulla, nemmeno tracce, solo disturbi visivi, ma comunque ossa, come vertebre di razze o squali, aliene e opacamente trasparenti, codice Morse su nastro telegrafico proveniente da altre costellazioni fossilizzate nella cartilagine. Ma sono tutte lì, da qualche parte nel rumore visivo, in qualche forma reincarnata, o in piedi come fantasmi dietro di esso, solo che non riesci a vederle: ciò che è stato registrato dalla fotocamera si è trasformato in una nebbia di granelli luminescenti come le interferenze televisive tra un canale e l’altro, un mucchio di ossa invisibili dietro le porte chiuse del tempio. Valide e vitali.
Rinunci al controllo.
Bones Apart, Olivier Pin-Fat
Fotografie: Olivier Pin-Fat
Saggio: Olivier Pin-Fat
Stampe digitali: Arrigo Ghi Lab
Fotografie dell’installazione: Matteo Torsani
Stampa: Fotoincisa Modenese Due
Serigrafia di copertina: Pijeyprint
Custodia in tela: Anna e Tamara Ascari
Formato: 35×47 cm
Numero di pagine: 44
Copertina in tela grigio chiaro e retro serigrafato su fronte e retro (rosa)
2 diversi tipi di carta
Copertina interna in cartoncino nero pesante
Inserto a leporello – 4,32 metri di lunghezza quando completamente esteso
Rilegato con cordoncino elastico nero
Custodia/borsa in tela/tessuto nero cucita a macchina (rosa)
Pubblicato da Unsocial Studio Gallery, dicembre 2022
Edizione limitata di 60 copie numerate e firmate.