12 Euro
Esaurito
«La presunzione che ciò che esiste debba necessariamente esistere è l’acido corrosivo di ogni pensiero immaginativo.»
Murray Bookchin
In questo lungo crepuscolo della democrazia rappresentativa, l’idea stessa di politica – un tempo partecipazione attiva di un’intera comunità alla vita sociale – rischia di perdere ogni rilevanza proprio perché è stata ridotta a mera tecnica dell’organizzazione statuale, oltretutto affidata a gruppi di «professionisti» – politici, certo, ma anche burocrati, magistrati, militari, ecc. – che praticano una forma di manipolazione istituzionale detta «governo». Ma così si rischia di perdere anche il senso di ciò che significa essere cittadini, uno status ormai confuso con l’essere semplici elettori e contribuenti, ovvero ricettori passivi di beni e servizi forniti da uno Stato onnipotente e pervasivo. Tuttavia questa deriva non è affatto irresistibile, ci dice Bookchin, che mostra come siano esistite ed esistano concrete alternative alla statualità, in grado di opporsi alla dissoluzione della comunità e allo smarrimento del senso di cittadinanza che questa ha prodotto. Ne esce un piccolo manuale di democrazia diretta, decentramento amministrativo e federalismo, rivisitati alla luce degli ultimi cento anni di storia sociale.
Murray Bookchin (New York, 1921 – Burlington 2006) è stato sin dagli anni Sessanta una delle voci più ascoltate della controcultura americana e uno dei pionieri del movimento ecologico internazionale.
Murray Bookchin, Democrazia diretta
Eleuthera Editrice
2015
96 pagine, brossura
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