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Edoardo De Candia, “Un’eresia che non aggredisce”, come lo ribattezzò brillantemente il poeta Vittorio Pagano nel 1971 o “Un cavaliere senza terra”, definizione perfetta che gli affibbiò Antonio Verri nel 1988? O, prima di tutto, un artista, un costruttore di mondi impossibili, un irregolare che aveva però al proprio interno un magma di esperienze, visioni, immaginari che riguardavano anche l’arte e la storia dell’arte? Ma chi è stato davvero De Candia, l’artista salentino morto nel 1992 all’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove era nato nel 1933, dopo una vita intensa dentro le viscere estreme del disegno e della pittura, in un lungo e costante peregrinare verso il mare, dove si tuffava per riscoprire una dimensione totalizzante in cui arte e vita sono un unico grande vortice? Quel vortice di segni, tracce, spazi, oggetti, forme stereotipate che con lui prendevano inconsueta vita attraverso una pennellata rapida, urgente, istintuale ma anche meditata (nel senso che la pittura per lui era una forma tenera di meditazione) su cui tanto si è scritto, spesso a sproposito, condendo la sua storia con i luoghi comuni o con le storie legate al suo personaggio e non alla sua identità di artista. Camminatore instancabile, tuffatore nei sogni, nomade nella vita e nell’arte, salvo poi stabilirsi definitivamente in quella sua città che l’aveva visto nascere e poi lentamente morire, sotto l’occhio vigile di benpensanti che ancora oggi, oltre trent’anni dopo la sua scomparsa, pensano a lui come al nudista ante litteram, al selvaggio.
Disegni Erotici, Edoardo De Candia
Union Editions
21 x 29,7 cm
198 pagine
carta patinata e lucida
rilegatura a colla
Progetto curato da Lorenzo Madaro
Edizione limitata di 100 copie