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How to Raise a Hand è un’opera nata da un lutto e dal ritrovamento di una scatola contenente 313 fotografie ritagliate delle dita del padre morto dell’artista. Questa scoperta ha portato Angelo Vignali a rimodellare questo materiale per ristabilire un dialogo con il padre, riportando la sua presenza attraverso le sue mani. Si è trovato a lavorare con innumerevoli frammenti impossibili da ricomporre per restituire il corpo nella sua unità.
Eppure, un nuovo tipo di unità è emerso quando ha iniziato a fare vari calchi delle proprie mani: identiche a quelle del padre, le repliche in cera hanno permesso all’artista di rivivere la sensazione del suo tocco, incarnata e moltiplicata attraverso la crescente presenza di questi oggetti inanimati. Muovendosi tra tatto e visione, ha dato vita a un gioco che suggerisce un’intimità che – pur non potendola sperimentare direttamente – ha potuto restituire grazie a una collaborazione tra immaginazione e aptica, attingendo alla memoria.
L’opera utilizza fotografie d’archivio, performance e sculture per esplorare i temi della famiglia, della memoria e della perdita. È una ricerca e un desiderio di identità. L’identità ci distingue gli uni dagli altri e ci rende unici e particolari da un punto di vista biologico, psicologico e culturale. Ma se fossimo più simili di quanto possiamo immaginare? E se il nostro legame con chi abbiamo perso fosse più sostanziale di quanto possiamo immaginare? Le persone scomparse vivono dentro di noi, non solo nei nostri ricordi, ma anche fisicamente incastonate e moltiplicate nella forma del nostro corpo?
Angelo Vignali, How to Raise a Hand
Witty Books, 2022
Testo Benedetta Casagrande
Design Federico Barbon
20 x 28 cm
128 pagine
Copertina mordbida
Inglese
ISBN 979-12-80177-16-2