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Le argomentazioni in questo libro sono un tentativo di ripensare i termini, i limiti e le logiche con cui produciamo o veicoliamo immagini e immagini fotografiche, tentando sconfinamenti o reinvenzioni attraverso diverse declinazioni. Forse è vero che nel tempo attuale sia più corretto parlare di immagini piuttosto che di fotografie, visto che il fotografico è stato inglobato nella complessa macchina combinatoria dell’iconosfera, tra la rete e gli smartphone, tra i social e qualcos’altro che ancora non conosciamo. Ci sono numerose declinazioni del termine “immagine”, anche ibridazioni fra diversi tipi, utilizzi e direzioni diverse. E la fotografia veicola tutte queste tipologie di immagini senza essere ciò che esse rappresentano dentro il medium che le ha messe in visione. Inoltre i sensi di un’immagine non dipendono esclusivamente dall’autore ma si rinegoziano o contrattano anche di volta in volta con i fruitori – i quali a loro volta appartengono a diversi contesti culturali e sociali e ogni volta saranno diversi nei vari punti e spazi del tempo –, oltre ogni semplicistica lettura unidirezionale. Tendiamo a ricordare le immagini a partire dalla specifica forma mediale che le ha veicolate, che le ha rese visibili a noi per la prima volta, rielaborate successivamente nella nostra memoria. Per Hans Belting, ricordare significa innanzitutto liberare le immagini dai loro media originari e poi dare loro corpo nella nostra mente. Come possiamo rendere visibili le immagini che vivono nei nostri sogni e nei nostri dubbi?
Mauro Zanchi, La fotografia come medium estendibile
Postmedia books, 2022
seconda edizione
19,6×14,6 cm
186 pagine
70 ill.
Copertina morbida
italiano
ISBN 9788874903269