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L’autogestione, intesa come una pratica organizzativa caratterizzata da forme di cooperazione non gerarchica, è una trasformazione del tessuto socio-economico immediatamente applicabile in ogni tempo e spazio. Intrecciando discipline diverse, un economista e uno storico dimostrano – ricorrendo anche a test sperimentali basati sulla teoria dei giochi – come sia non solo possibile ma persino conveniente sostituire la prevalente I-rationality, basata sulla competizione e l’interesse personale, con una emergente we-rationality, basata sulla solidarietà e l’aiuto reciproco. Si delinea così un’inedita analisi che peraltro conferma quello che i libertari vanno sostenendo da oltre centocinquant’anni, ovvero che l’idea di una società cooperativa gestita dal basso non è un’utopia ma un progetto a portata di mano. Come testimoniano le molteplici correnti autogestionarie già attive nel tessuto sociale – dalle scuole libertarie alle reti di produzione e consumo, dai fautori dei beni comuni ai movimenti per la decrescita, ecc. – che vanno sperimentando in una miriade di qui e subito le tante forme dell’autogestione.
Guido Candela, già docente di Politica economica, è professore Alma Mater nel Dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Bologna.
Antonio Senta (Fiesole, 1980), ricercatore presso l’Università di Trieste, è membro del comitato scientifico dell’Archivio Famiglia Berneri-Chessa di Reggio Emilia e della collana OttocentoDuemila promossa dall’associazione Clionet.
Guido Calenda, Antonio Senta, La pratica dell’autogestione
Elèuthera Editrice
2017
224 pagine, brossura
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