Lukas Birk, K I and the Myanmar Photo Archive Team, LOST … ဆုံးပါးခြင်း, 2025

Nel cuore di ogni fotografia c’è un ricordo, e in ogni ricordo un sussurro di resistenza. Lost è una rivolta silenziosa, un testamento reso con ombre e luci, dolore e grazia. Prodotto, stampato e distribuito in Myanmar, Lost è un sottile ma profondo atto di sfida in un Paese in cui parlare apertamente contro il regime militare rimane una pericolosa impossibilità.
Dopo il colpo di Stato militare del febbraio 2021, il Myanmar è sprofondato in una forte protesta, in una violenta repressione e nel silenzio. La protesta è stata soffocata, le voci sono state schiacciate e il paese è stato avvolto da un silenzio spaventoso. Di fronte a tale violenza e repressione sistemica, il dissenso aperto è diventato una proposta pericolosa. È in questo contesto che emerge Lost, una pubblicazione che osa parlare per simboli, piangere attraverso la metafora e portare la fiaccola del ricordo attraverso materiale d’archivio accuratamente curato.

In fondo, Lost è un libro sulla morte, ma non solo in senso letterale. Parla della perdita della democrazia, dell’erosione della libertà e dello strazio di un Paese costretto a piangere ancora una volta. Ma è anche un libro sulla persistenza della cultura, sulla resistenza della fede e sul potere della memoria collettiva. Attraverso fotografie funebri tratte dal Myanmar Photo Archive – un vasto archivio di immagini vernacolari che abbracciano diverse generazioni – Lost medita sui rituali del lutto e sulle molte forme di addio praticate nelle diverse comunità del Myanmar.
Queste fotografie, silenziose e sorprendenti, appartengono a un linguaggio visivo profondamente radicato nella vita culturale del Myanmar. Ritraggono i funerali non come eventi isolati, ma come espressioni comunitarie vitali. Le scene sono profondamente intime, ma di risonanza universale: famiglie riunite intorno a un corpo, corone e candele disposte con cura, la quiete di un ultimo abbraccio. Provengono da contesti buddisti, cristiani, musulmani, indù e animisti, riflettendo il pluralismo che caratterizza il tessuto storico del Myanmar.