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Durante i periodi bui e i momenti di profondo turbamento nella sua vita personale, la fotografa olandese e madre di sei figli Marjolein Martinot si è ritrovata smarrita, alla ricerca di un rinnovato senso di sé. Ogni sera cercava conforto nella natura, recandosi con la sua macchina fotografica in mano presso un fiume vicino nel sud della Francia. Lì, ha catturato la quieta bellezza del mondo naturale nella luce dorata del tramonto, instaurando un legame con gli animali e le famiglie che incontrava sulle rive del fiume, mentre saltavano, sguazzavano, si arrampicavano e dondolavano dagli alberi.
Quello che era iniziato come un rituale di vagabondaggio senza meta e di fotografia è diventato presto una forma di diario visivo, una tranquilla meditazione sulla guarigione e la trasformazione. L’acqua, che scorreva incessante e imprevedibile, rispecchiava il suo stato emotivo, mentre le famiglie che incontrava, anche se solo per breve tempo, incarnavano il calore e il senso di appartenenza che desiderava.
Attraverso questi momenti intimi e spontanei – bambini in salto, increspature che catturano l’ultima luce del giorno, alberi che si piegano verso l’acqua e cavalli che galoppano nel bagliore che svanisce – Martinot ha iniziato a ricostruire un nuovo senso di sé. Le sue fotografie, sebbene profondamente personali, trascendono l’autobiografia, offrendo una riflessione universale sulla resilienza, la connessione e la sottile bellezza magica del quotidiano.
Marjolein Martinot, Riverland
Stanley/Barker, 2025
22.5 x 26 cm
104 pagine, fotografie b/n
Copertina rigida
inglese