Antonia Carrara, co-fondatrice della libreria After8 Books, Parigi
Raccontaci cosa è After 8 Books, com’è nata, con quali motivazioni e obiettivi? Chi sono i fondatori?
La libreria è nata nel 2016 a partire da un fondo bibliografico già iniziato durante gli anni 2000 all’interno di un progetto curatoriale collettivo, castillo/corrales. Castillo/corrales è stato uno spazio d’arte indipendente con un focus molto contemporaneo e internazionale gestito da un gruppo di artisti e designers a Parigi. Alla chiusura di questa esperienza decennale, due membri di quel collettivo, Benjamin Thorel ed io, abbiamo ripreso il progetto focalizzandoci sulla libreria, con lo scopo di offrire pubblicazioni rilevanti per tutte le persone che lavorano nel campo dell’arte: studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici indipendenti, ma anche istituzioni museali e pubblici più vasti. Oggi siamo un gruppo di quattro o cinque persone a gravitare intorno al progetto.
Tu sei di origine italiana, cosa ti ha spinto a trasferirti a Parigi?
Incontri fortuiti e desiderio di indipendenza.
Quali sono le difficoltà che affrontate, come siete supportati a livello di istituzioni pubbliche?
Il nostro statuto è associativo, quindi non non-profit; affrontiamo le stesse difficoltà che sentono tutte le organizzazioni culturali in un contesto economico e sociale capitalista 😉 Abbiamo potuto usufruire di alcune sovvenzioni statali che ci hanno aiutato all’inizio del progetto, ma parliamo di piccoli incentivi. Dopo tre anni iniziali difficili, il nostro modello economico si è stabilizzato e oggi possiamo dichiararci indipendenti, anche se probabilmente sottopagati rispetto alla quantità di lavoro che effettuiamo…
Quali sono le politiche culturali che trovate più costruttive rispetto alla vostra attività?
In Francia, quel che rimane della famosa “exception culturelle” è ancora visibile negli incentivi dedicati specificamente dallo stato alle librerie. Lo attesta la presenza di tante librerie indipendenti sul territorio, che a volte si specializzano creando delle vere comunità. Un aspetto molto gratificante della nostra attività è il lavoro che facciamo con gli istituti d’insegnamento superiore e le biblioteche pubbliche: forniamo bibliografie a molte scuola d’arte in Francia e in Europa e lavoriamo con diversi musei. In questo senso, i budget dedicati dallo Stato a questi enti ci permettono di amplificare la nostra attività e diffondere opere importanti su un territorio più vasto.
Quali compromessi -se ce ne sono- dovete fare rispetto alla vostra linea di ricerca?
Per decisione collettiva e fondatrice, non facciamo compromessi rispetto alle nostre posizioni intellettuali, artistiche e politiche, ed è questo che fa la forza del nostro progetto; però ascoltiamo attentamente i consigli e i suggerimenti del nostro pubblico, il che ci permette di amplificare e far crescere organicamente il fondo della libreria.
Che relazione avete con il quartiere dov’è situata la libreria? E con le altre librerie in città?
Come probabilmente ogni altro commercio a taglia umana o spazio aperto al pubblico, facciamo ormai parte del paesaggio del nostro quartiere; forse però un pò come i “weird kids” nel cortile della ricreazione. A Parigi si possono contare tantissime librerie, alcune molto specializzate e con progetti appassionanti – spesso mandiamo in giro i nostri clienti a cercare altre pubblicazioni o per far loro scoprire nuovi spazi.
Puoi farci un identikit dei vostri clienti?
Belli e impossibili con quello sguardo micidiale.