Lucia Piu e Giulia Talamo, Biblioteca della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
La Galleria Nazionale è ed è stata un luogo di formazione sulla storia dell’arte moderna e contemporanea italiana per molte generazioni di studenti, che ruolo ha avuto in questo la biblioteca, qual è la sua storia e come è strutturata?
Alla Galleria si affianca una importante Biblioteca specialistica, chiamata per vocazione a documentare l’arte moderna nel suo svilupparsi ed evolversi; per chi desidera ricercare e studiare il lavoro creativo degli artisti, le loro riflessioni teoriche, i fenomeni, le sperimentazioni e le realizzazioni artistiche del XIX e XX secolo, questo è stato ed è un luogo imprescindibile! La storia dell’Istituto e della collezione bibliografica si intrecciano fin dall’inizio quando, nel 1915, le opere vengono trasferite nell’edificio progettato da Cesare Bazzani per l’Esposizione Universale del 1911 e insieme alla raccolta arrivano circa 2500 volumi. Per la crescita e lo sviluppo della biblioteca è fondamentale la figura di Palma Bucarelli: già dagli anni ’30 la biblioteca esiste ufficialmente, ma è solo dal 1945, proprio sotto la sua soprintendenza, ad essere istituito un registro d’ingresso che includa anche tutto il materiale librario raccolto sino ad allora. In seguito ad un percorso piuttosto travagliato, tra le difficoltà nel trovare una sistemazione adeguata per libri e uffici, la mancanza di personale specializzato che viene lamentata proprio da Palma Bucarelli attorno al 1965, e le svariate modifiche nella gestione e classificazione dei cataloghi, la biblioteca trova la propria adeguata sistemazione con l’allestimento Costantino Dardi inaugurato nel 1991. Dal 1997 la biblioteca è entrata a far parte del Servizio Bibliotecario Nazionale, polo Università La Sapienza, con il conseguente inizio di immissione in rete delle schede catalografiche. Ad oggi vi è quindi una completa informatizzazione del materiale corrente e un lavoro costante volto a mettere in rete in pregresso. Nel 1986, alla necessità urgente di procedere al riordino definitivo dei documenti prima del trasferimento nei locali appositamente dedicati alla biblioteca, si affianca quella di un progetto organico di riorganizzazione e riclassificazione, con criteri che rispettino l’alta specializzazione del materiale posseduto e permettano di agevolarne il reperimento e la consultazione. La soluzione adottata è quella di una classificazione alfanumerica “parlante”, ottenuta tenendo conto degli ambiti maggiormente rappresentati (artisti/movimenti/tendenze…), flessibile per adattarsi ai nuovi inserimenti; la segnatura prevede una sigla per indicare l’argomento/classe, abbreviazioni per le specificazioni/sottoclassi, eventuali indicazioni cronologiche e geografiche, numero di catena. Le monografie sui singoli artisti mantengono l’ordine alfabetico e cronologico.
Recentemente la Galleria ha acquisito più di 6000 libri fotografici, ci può parlare di questa acquisizione, dei suoi obiettivi e delle principali tematiche di approfondimento trattate dai volumi acquisiti?
Nel 2018, sotto la direzione di Cristiana Collu, la Galleria Nazionale acquista dal collezionista Piero Cavagna una collezione di libri fotografici di circa 6000 volumi. Si tratta di una collezione ricca, animata da una ricerca di completezza rispetto alle molteplici tematiche e potenzialità del libro fotografico; copre tutte le espressioni e utilizzi del libro fotografico del ‘900 nel contesto mondiale, e presenta grandi potenzialità di studio sotto il profilo antropologico, socio-politico, storico e fotografico. Sono presenti testi estremamente rari e altri attualmente irreperibili sul mercato antiquario. Il fondo è articolato, a grandi linee, nei seguenti ambiti: repertori, fotografi italiani e stranieri, lavoro, industria, propaganda, politica, società, movimenti rappresentati dal libro fotografico, storia e geografia, sport, editoria fotografica per l’infanzia e l’adolescenza, periodici e riviste fotografiche. Dall’uscita, nel 2001, del libro The Book of 101 Books: Seminal Photographic Books of the Twentieth Century – che è stato il primo lavoro di ricognizione sistematica dei più importanti libri fotografici a livello mondiale dalla fine dell’800 – sono stati editati, nel mondo, una trentina di libri che hanno fatto il punto sulla storia del libro fotografico, sia a livello generale che a livello circoscritto ad alcuni stati e/o continenti. Sulla stessa linea sono stati pubblicati libri sui libri fotografici di: Germania, Cecoslovacchia, Spagna, Svizzera, Belgio, Svezia, Venezuela, Paesi del Patto di Varsavia, Olanda… Inoltre sono stati pubblicati libri sui libri fotografici realizzati da fotografe donne, sulla grafica degli anni ’30, sui libri dedicati a Parigi, Colonia e a New York, sulla stampa d’avanguardia e, ultimo nella serie – il primo pubblicato in Italia, Il Libro Fotografico italiano 1931 – 1941 curato da Giorgio Grillo. In Biblioteca possediamo tutti questi testi e più del 60% dei libri citati in queste pubblicazioni (di alcuni repertori, come quello di Parr/Badger, raggiungiamo l’80% dei titoli trattati). Quest’ultimo repertorio bibliografico ci ha permesso di dare una maggiore organicità alla collezione individuando le sezioni che più ci sembravano stimolanti per una ricerca organizzata ed uno studio coerente per argomenti e soggetti e aiutandoci ad implementarle e strutturarle meglio. In definitiva, la collezione comprende il 95% dei più importanti libri fotografici italiani dagli inizi del ‘900 ad oggi. Un’altra sezione della Biblioteca ospita libri di Protesta e Propaganda, una parte dei quali sono stati esposti nel corso dell’edizione 2018 di Fotografia Europea a Reggio Emilia. La maggioranza di questi libri non è presente in alcuna biblioteca italiana e, come collezione e consistenza, solo in tre o quattro biblioteche nel mondo. Un’altra sezione importante è quella dedicata ai libri per bambini e ragazzi. Nella collezione è presente la quasi completezza dei volumi editati in Italia fino agli anni ’90 e circa 400 ulteriori volumi fotografici provenienti da tutto il mondo che definiscono l’approccio sociale, culturale, didattico ed educativo del libro fotografico dedicato all’infanzia e alla gioventù, dal gioco al tentativo di accompagnare bambini ed adolescenti attraverso il terreno affascinante e rischioso della crescita. Nessun’altra biblioteca in Italia (e solo un paio nel mondo) possiede un corpus così sistematico ed organizzato di volumi.
Fra le iniziative più significative legate alla divulgazione della conoscenza di questo importante patrimonio, ci sono state una serie di mostre dentro e fuori la Galleria Nazionale. Ci potete raccontare un po’ di più di queste esposizioni?
Con il materiale bibliografico del Fondo di libri fotografici sono state realizzate finora due esposizioni, mentre una terza sul libro fotografico per ragazzi, in fase di avanzata progettazione, è stata sospesa a causa della dolorosa scomparsa di Piero Cavagna nell’ottobre del 2022. La prima, dal titolo: Rivoluzioni, Ribellioni, Cambiamenti, Utopie: 101 Photobook dalla Collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, a cura di Piero Cavagna e Laura Gasparini, si è tenuta a Reggio Emilia nell’ambito della manifestazione Fotografia Europea 2018. La storia del libro fotografico risale all’invenzione della stessa fotografia. Il rapporto tra immagine fotografica e testo, e del layout grafico, contribuisce a definire il contenuto ed esaltarne anche il valore estetico. A Palazzo da Mosto si sono potuti ammirare i photobook più significativi in relazione ai temi della rivoluzione, della protesta e delle utopie sociali e religiose che hanno caratterizzato il secolo scorso; straordinari volumi prodotti dai regimi totalitari che diventano libri di propaganda sorretti da una energia grafica e iconografica rivoluzionaria e innovativa per la società dell’epoca. La mostra 101 Photobooks ha reso omaggio all’idea di Andrew Roth, ricercatore e collezionista che per primo ha realizzato un prezioso repertorio indicando i fotolibri che hanno fatto la storia di questo genere. Volumi di dimensioni imponenti come Il fascio primogenito (1938) si affiancano alla serie dei minuscoli prodotti editoriali Winterhilfswerk (1937). E ancora grafica e editoria prestata a diverse tematiche: di protesta, di documentazione delle rivoluzioni come quelle africane, passando per le riviste degli anni ’30 fino ai fotolibri iraniani. Straordinari e introvabili gioielli di carta a testimonianza di idee, progetti e spinte utopiche del passato e qui recuperate.
La seconda mostra è stata allestita presso la Galleria Nazionale nel 2021. Out of focus ha presentato per la prima volta in sede una selezione di volumi dal fondo del libro fotografico, acquisito dalla Galleria Nazionale. In questo corpus sono stati individuati tre nuclei tematici attorno all’idea della donna come soggetto: le visioni frammentarie, i modi di occupare lo spazio, gli alfabeti alternativi. Liberamente associate, queste immagini fotografiche hanno creato delle intersezioni inedite mettendo in campo l’imprevisto, il fuori-scena, gli spazi in-between. I libri, in dialogo tra loro e con opere della collezione, suggerivano un’esplorazione trasversale, dove l’archivio era dimora di storie e luogo per creare nuovi immaginari, mettendo a fuoco ciò che sfugge, ciò che sta sullo sfondo e sta al margine.
Qual è stato il ruolo di Piero Cavagna e la sua funzione all’interno della Galleria Nazionale, e quale pensa sia l’eredità che lascia?
Piero è stato, oltre che un collezionista colto e raffinato, un uomo entusiasta delle proprie passioni, sempre desideroso di condividere interessi culturali e una profonda competenza sul campo. Per questo ha desiderato che un’Istituzione statale conservasse e divulgasse i suoi libri, in uno spirito di assoluta dedizione. La sua generosità si è manifestata in ogni occasione, con gli studenti per le loro tesi di laurea, con i colleghi collezionisti e ricercatori, con i bibliotecari, immodestamente depositari della sua complessa eredità.