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Perché copiare un album di francobolli dell’ex Congo belga, pagina dopo pagina, timbro dopo timbro, e così precisamente in termini di dimensioni, illustrazioni e colori? Nonostante la confusione iniziale sul progetto di Tuur e Flup Marinus, di fronte alla materialità diventa presto chiaro che qui sta succedendo qualcosa di interessante. Vediamo fogli perfettamente riprodotti; set di timbri esotici in tonalità morbide, protetti da una striscia trasparente di vernice e incorniciati da uno sfondo nero invadente. Continua a guardare e questa appropriazione pittorica diventa la lente d’ingrandimento e lo specchio che smaschera la retorica coloniale.
Quando guardiamo alle collezioni coloniali circa 60 anni dopo la decolonizzazione, siamo colpiti soprattutto da ciò che manca in quelle collezioni: il mondo reale dei soggetti coloniali e le loro relazioni con i belgi (e altri occidentali) e le disuguaglianze strutturali tra le due categorie che hanno reso possibile la passione per la raccolta.
In alcune delle sue migliori storie Jorge Luis Borges ha mostrato l’assurdità dei tentativi di creare un mondo immaginario che corrisponda pienamente alla realtà o addirittura ad un altro mondo immaginario, come il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes. L’opera di Flup e Tuur Marinus fa qualcosa di simile: la pazienza e la diligenza con cui hanno lavorato per creare la raccolta ci ricorda quanto fosse assurdo cercare di raccogliere l’intero mondo coloniale attraverso collezioni e per estensione quanto fosse assurdo cercare di controllare e dominare politicamente un’area grande come l’Europa occidentale attraverso dominio coloniale.
Bambi Ceuppens
Tuur & Flup Marinus – Belgisch Congo Belge
Art Paper Editions
2016, prima edizione di 500 copie
16 pagine, 23.3 x 29.3 cm
Illustrazioni a colori
Copertina rigida
Inglese