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La fotografia e il videogioco sono due tra i principali fattori di cambiamento della società contemporanea. Essi rappresentano rispettivamente il modo in cui guardiamo (e comprendiamo) le cose e il contesto al quale, sempre più spesso, riconduciamo gli eventi della vita di tutti i giorni. In altre parole la nostra quotidianità assomiglia a un videogame e la realtà sembra aver bisogno della fotografia per provare la sua consistenza. I punti di contatto e convergenza tra fotografia e videogioco rappresentano dunque un territorio di sperimentazione artistica e ricerca teorica che può offrire dei preziosi spunti con cui comprendere i fenomeni che stanno riscrivendo le coordinate del nostro stare al mondo. Se quando pensiamo al rapporto tra fotografia e ai videogiochi la prima cosa che ci viene in mente è la cosiddetta in-game photography, cioè l’insieme delle pratiche fotografiche svolte all’interno dei e tramite i giochi computerizzati, il rapporto tra i due media è molto più articolato. Fotografia e videogame sono prodotti dell’apparato industriale, militare e ideologico dell’Occidente e ne incarnano i bias culturali. Entrambi sono caratterizzati dalla presenza di un codice, che condiziona la libertà dell’utente, e dal legame con processi di sfruttamento tipici del tardo capitalismo che monetizzano l’investimento di tempo ed energie dei giocatori/fotografi. Giocare diventa allora un’atto di esplorazione, decostruzione e negoziazione…
My favourite game. Fotografia e videogioco, Simone Santilli
Postmedia, 2023
270 pagine
15 x 21
Italiano
ISBN 9788874903689