Julius von Schlosser, STORIE DEL RITRATTO IN CERA, 2011

24 Euro

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Esaurito

Materiale viscoso e malleabile per eccellenza, la cera si è sempre rivelata particolarmente adatta all’arte del ritratto, consentendo di restituire i dettagli più delicati e persino il colorito naturale del modello. Ma sono proprio queste sue qualità a costituirne al contempo il lato oscuro, dando corpo all’incubo e all’ossessione di una perfetta metamorfosi. La statua di cera non allude alla realtà, bensì la replica. E lo fa così bene che il problema – come aveva già visto Freud – non è soltanto lo scambio tra immagine e realtà, ma anche e soprattutto la possibile animazione dell’immagine stessa. Si insinua il dubbio che un oggetto privo di vita sia invece animato, e che l’immagine non sia soltanto immagine, cosa, mero oggetto, ma che con essa in qualche modo ne vada della vita stessa del modello, dell’originale, della realtà. Per questo suo carattere di inquietante supplenza, la storiografia ufficiale dell’arte ha sempre guardato con sospetto alla figura di cera, tenendola accuratamente a debita distanza. Fa coraggiosa eccezione la Storia del ritratto in cera di Julius von Schlosser, che ai primi del Novecento, raccogliendo uno spunto di Aby Warburg, costringe la storia dell’arte a occuparsi di questa perturbante classe di oggetti e a orientarsi in direzione di una ben più ampia e problematica storia dell’immagine. Una storia che continua ad appassionare il nostro presente, come dimostrano le pratiche ceroplastiche di artisti contemporanei quali Bruce Nauman e Maurizio Cattelan.

Julius von Schlosser – Storia del ritratto in cera
Quodlibet
2011
232 pagine, brossura
Italiano

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