Ognuno di noi possiede una geografia, che attraverso lo sguardo, consente di percepire il mondo fisico in cui viviamo. Il paesaggio esiste solo attraverso la nostra esperienza. La percezione del mondo esterno avviene selezionando, consciamente o inconsciamente, le informazioni che elaboriamo attraverso una mappa culturale e visiva che appartiene ad ognuno di noi e che trasformiamo attraverso un nostro linguaggio di simboli. Ogni paesaggio è quindi unico e possiede un carattere che può essere compreso solo attraverso l’esperienza, il confronto, l’analisi e la rappresentazione. Possiamo considerare il paesaggio contemporaneo come un fenomeno emergente, in cui le influenze della globalizzazione si relazionano con il nostro vissuto?
Nel giro di pochi decenni stiamo assistendo a trasformazioni del mondo in cui questioni sociali, politiche, tecnologiche ed economiche sono agenti attivi e dissolvono concetti sedimentati. La distinzione tra urbano e rurale, l’idea di confine, i fenomeni di modificazione umana e naturale non sono più legati al nazionalismo. Nel ventunesimo secolo il paesaggio è una forma emergente determinato dalla globalizazzione, dai conflitti e dai cambiamenti ambientali. Elementi globali che possiamo riconoscere oramai ovunque ci troviamo nel mondo, in cui continue forme di dispersione e concentrazione, ridefiniscono geografie e territori modificandone i caratteri in profondità.
Attorno a questi fenomeni vengono prodotte ricerche e indagini che permettono di avanzare ipotesi e riflessioni più generali:
• esistono delle forme di lettura e rappresentazione in grado di assimilare i cambiamenti della società e le trasformazioni fisiche indotte nella città a noi contemporanea?
• qual è oggi l’identità geografica dell’Italia?
• può il mezzo fotografico rappresentare il paesaggio sociale e quindi noi che lo abitiamo?
• è possibile leggere i cambiamenti in termini di conflitti e differenze che interpongono identità multiple, interculturalità, società multietnica e rafforzamento delle tradizioni?
DocumentaryPlatform è un progetto che nasce con il proposito di osservare che cosa sta accadendo in Italia in questo momento storico.
Attraverso la costruzione di un archivio visivo, vengono raccolte le riflessioni dei diversi percorsi di ricerca che i fotografi stanno compiendo sul territorio e sulla società italiana. La forma del linguaggio privilegiata è quella documentaria, un approccio che meglio si misura con la contemporaneità e le sue criticità e che cerca di definire nel proprio interno delle unità, degli insiemi, delle serie e dei rapporti (M. Foucault).
Attraverso delle tematiche significative e comuni, sarà possibile costituire delle serie di serie in cui “corrispondenze visive” permettono di articolare i caratteri e di attivare delle riflessioni su un territorio strutturato e complesso come quello italiano. Costruire delle “corrispondenze visive” permette di osservare in un quadro complessivo, come ogni contesto sia stato attraversato nel tempo dai diversi modelli insediativi, come una regione geografica sia stata interpretata e riusata dalle diverse forme sociali, come lo sviluppo industriale abbia contribuito alle modificazioni del territorio e come l’industria del turismo sia il motore trainante dei futuri scenari.
La fotografia, come osservazione consapevole delle trasformazioni e come pratica diffusa di appropriazione, può avere un ruolo etico e politico nell’imparare a vedere la contemporaneità.
NON IN VENDITA / NON ORDINABILE
Visions and Documents
Documentary Platform Editions, 2010
A cura di Michele Cera e Federico Covre
Book design di Zaven (Enrica Cavarzan – Marco Zavagno)
Libretti singoli:
Fabio Barile Among
Michele Cera Taccone
Federico Covre Dovresti esserci…
Cesare Fabbri Un mondo di carta
Marcello Galvani Casi
Giovanni Lami Apnea
Domingo Milella Paesaggi
Francesco Neri Nove
Gabriele Rossi Litorale
Petra Stavast Libero
16,2 × 21,7 × 4,2 cm scatola
15,9×20,9 cm libretto singolo
Scatola di cartone
Edizione di 150 copie
ISBN 978-88-905304-0-1