Chiara Bandi, selezione editoriale delle librerie di Macro e Palazzo Esposizioni Roma

Sei la responsabile della libreria del Macro e del Palazzo Esposizioni. Un punto di arrivo dopo un lungo percorso legato alla didattica museale. ci racconti un po’ di più della tua storia e come sei approdata alla gestione e cura di queste due librerie? 

Per raccontarti qualcosa di utile parto dalla mia formazione. Dopo il liceo ho fatto l’Accademia di Belle Arti a Bologna dove, nei primi anni 90, un gruppo di ricercatori e pedagogisti si cimentava con approcci pratici e teorici ad una idea di educazione all’arte contemporanea come esperienza affermando la supremazia dell’idea di comprensione: processo produttivo, trasformazione, costruzione e ricostruzione della materia ricavata dalla cultura e dalla natura; su quella di spiegazione. Dopo un approccio di questo tipo ho deciso di laurearmi in storia dell’arte contemporanea, questa volta alla Sapienza e contestualmente lavorare al Dipartimento educativo di Palazzo delle Esposizioni che proprio in quegli anni iniziava a strutturarsi. Questa esperienza è stata fondamentale per l’approccio al mondo del libro. Da una parte le pubblicazioni didattiche e pedagogico/artistiche che rafforzavano con nuove consapevolezze le basi fortemente Munariane dell’esperienza dell’arte all’importanza della struttura libro con tutte le sue possibilità; dall’altra – insieme alle fiere di settore (Bologna, Montreuil e Francoforte per citarne alcune) – la costruzione di uno scaffale d’arte – attivo al Palazzo Esposizioni e in rete con Biblioteche di Roma – specializzato in editoria per ragazzi e con un settore “professionale” dedicato a insegnanti e addetti ai lavori. Questa la premessa che mi ha permesso di rivolgermi al mondo del libro, in particolare al libro d’arte, con lo sguardo di oggi. Da qualche anno l’Azienda Speciale Palaexpo, che gestisce Palazzo Esposizioni Roma, Macro, Mattatoio e Museo delle Periferie ha scelto di gestire internamente le sue due librerie e così mi è stato proposto di occuparmi della selezione editoriale con l’obiettivo di rendere le librerie parte attiva dei contenuti culturali degli spazi espositivi. 
Trattandosi di spazi espositivi, senza collezioni permanenti, e con mostre che cambiano rapidamente nel corso dell’anno la soluzione che mi è sembrata più efficace è stata quella di proporre percorsi liberi con particolare attenzione all’editoria indipendente – la libreria del Macro non ha neppure una divisione in settori – ma una distesa di volumi in cui scoprire realtà editoriali inedite per contenuto, ricerca, grafica, tematiche. 

Bookshop, MACRO

Come funziona una libreria all’interno di uno spazio museale, come si relaziona alla sua programmazione e secondo quali criteri selezioni i libri e gli altri prodotti esposti in libreria? 

Il primo passo è stato quello di sostituire la parola Bookshop con la parola Libreria per ribadirne il contenuto. Da una parte c’è l’identità del museo che appare dominante e poi la sfida di allargare le aspettative del pubblico rispetto alla dicitura Bookshop. Le due librerie sono molto diverse, ma la funzione che certamente le accomuna entrambe è di divulgazione, che è uno degli obiettivi della cultura pubblica. Per entrare un po’ di più nel dettaglio, nel nostro caso abbiamo fatto scelte diverse per i due spazi espositivi. La Libreria di Palazzo Esposizioni è una libreria d’arte specializzata – sappiamo tutti che Roma da qualche anno ne è carente – il cui contenuto accompagna le grandi mostre, il programma pubblico di eventi e incontri e un apparato didattico molto strutturato.  Quindi la Storia dell’arte tutta, un settore ragazzi molto ricco, un focus sulla città dedicato ai turisti e un’offerta editoriale estesa a settori come cucina, moda, giardino etc… sempre con grande attenzione alla qualità estetica e contenutistica del libro. Accanto alla selezione editoriale, proponiamo al pubblico della libreria e ai visitatori del museo, attività di approfondimento: presentazioni di autori contemporanei e talk tematici, ma soprattutto da qualche anno ospitiamo/curiamo insieme a editori e autori, mostre dedicate all’illustrazione. Dal 17 novembre abbiamo ospite l’illustratore indo-cinese Thé Tjong-Khing  che ha appena compiuto 90 anni, con una mostra diffusa in tutta la libreria con tavole originali, bozzetti, riproduzioni del suo ultimo libro e dei suoi lavori precedenti dal titolo Bestiario Fantastico Di Animali Senza Tempo. Una collaborazione con Beisler editore, l’ambasciata olandese (paese d’adozione di Khing) e dalla Dutch Foundation for Literature. Libri che parlano di mostre e mostre che parlano di libri.  

Al Macro, invece, che è certamente il museo di arte contemporanea di Roma, la libreria vuole essere in qualche modo anch’essa uno spazio di ricerca. Da qualche anno la direzione artistica è affidata a Luca Lo Pinto il cui titolo del progetto espositivo è Museo per l’Immaginazione Preventiva pensato come un’unica grande mostra, intesa come forma e luogo di produzione culturale. L’incessante attività del MACRO è simile a un magazine tridimensionale, scandita dalle proposte interdisciplinari di rubriche e formati (solo/multi, retrofuturo. appunti per una collezione, polifonia, aritmici, musica da camera, studio bibliografico, in-design, palestra e agorà). Un luogo dove fare esperienza e indagare la produzione artistica contemporanea che pone al centro gli artisti e il loro pensiero. Queste premesse hanno consolidato e arricchito la proposta della libreria caratterizzata da una varietà di titoli e editori spesso difficili da trovare, libri d’artista, la produzione editoriale del museo accanto a temi di interesse del contemporaneo che offrono pubblicazioni d’arte che sono oggetti – e concetti – versatili e differenziati: politica, femminismo, genere, natura, viaggio, paesaggio, città, approccio antropologico, tecnologia, archivio etc… e attenzione alle realtà del nostro territorio. Per questa ragione la libreria ha un’esposizione ibrida, non ci sono settori, e i titoli sono accostati per assonanza, o dissonanza. Rispetto a Palazzo Esposizioni si rivolge a un pubblico più di nicchia, molto specializzato, spesso giovanissimo e internazionale. Forse posso riassumere quanto sopra, dicendo che mutuiamo/cerchiamo di mutuare un atteggiamento tipico delle librerie indipendenti di cui, seppur in modo atipico, facciamo parte, e di cui certamente condividiamo valori e obiettivi: al primo posto quello di creare comunità intorno alla cultura e all’editoria.  

Bookshop, MACRO

Qual è secondo te l’importanza e la funzione del libro fotografico nella scena artistica contemporanea? 

Devo premettere che non sono un’esperta di fotografia ma per formazione il mio approccio è prima di tutto per immagini; quindi, considero il libro come un dispositivo che funziona secondo una gamma di paradigmi simbolici, narrativi e concettuali. Considero l’editoria contemporanea di settore e il libro d’arte, non solo fotografico, uno spazio di ricerca e sperimentazione in cui le immagini prevalgono anche sotto forma di testo e in cui convergono componenti diverse, e ricerca e sperimentazione non possono prescindere dalle esperienze del passato. Negli ultimi vent’anni si è consolidata l’esperienza del self publishing, si è sviluppata quella del libro fotografico, della grafica editoriale e del libro d’artista e anche il nostro gusto si è raffinato. Mi verrebbe da dire che l’interesse per l’idea di archivio, e il recupero degli ultimi anni dei cosiddetti ephemera come volantini, dépliant, manifesti, fanzine etc.. raccolti in diverse pubblicazioni vuole ritornare anche ad un immaginario più sporco rispetto alla raffinatezza raggiunta. Per tornare alla domanda iniziale, visto che stiamo parlando di libri e di artisti che usano questo medium, la risposta non è teorica ma va letta nella ricerca e nella poetica delle immagini e degli autori. Il mondo dell’editoria oggi è caratterizzato da un grande molteplicità e il libro fotografico si colloca tra le sperimentazioni più interessanti affermandosi in quello spazio fisico e concettuale che si trova tra la mostra e il lettore/visitatore. Si tratta spesso di piccole esposizioni trasportabili in cui si lavora per sequenza, dimensione, selezione, disposizione ma anche in relazione ai caratteri, alla carta, alla rilegatura, alla sorpresa…. È vero che è in corso una nuova stagione dell’editoria d’arte, ma allo stesso tempo si tratta di un tipo di espressione che è sempre esistito. Un libro fotografico, come spazio artistico e con una storia alle spalle, supera i limiti del supporto e amplia le potenzialità espressive in cui le immagini rafforzano montaggio e layout accanto a materiali e formati che influenzano e seducono la relazione con il lettore. Tutto questo oggi mi appare valido non solo per l’editoria fotografica, negli ultimi anni c’è stata un’esplosione di pubblicazioni periodiche, magazine e fanzine il cui fondamento è la ricerca visuale, che trattino di arte, moda, viaggi o design, tutto ruota intorno all’immagine intesa come immagine fotografica nel suo rapporto con il testo e con le altre immagini all’interno dello spazio cartaceo. Forse ho divagato eccessivamente, ma in estrema sintesi penso che il “destino” del libro sia quella di rimanere un oggetto fisico non rimpiazzabile, unico nella sua riproducibilità. 

Qual è la vostra relazione con la città e più specificamente con i quartieri dove sono situate le librerie? 

Questa risposta si lega con il criterio metodologico di cui ho parlato prima. Per entrambe le librerie c’è un legame con il contenuto degli spazi espositivi, e – soprattutto in una città della dimensione di Roma – una appartenenza al luogo in cui ti trovi, che in questo caso si tratta di quartieri molto diversi tra loro. Palazzo Esposizioni ha una storia di lunga data, è sempre stato uno spazio espositivo e come tale nasce a fine 800, si trova nella via che collega la stazione Termini a piazza Venezia, di fronte c’è lo storico rione monti e poi il pubblico delle mostre. Inoltre, la dimensione della libreria, che è molto grande, e i vantaggi di far parte di una istituzione culturale che la supporta ci permette di avere una libreria specializzata e di selezionare, insieme ad una ampia scelta di cataloghi e saggi, anche una selezione di oggettistica di designer e artigiani nazionali e internazionali. Molto diversa, com’è prevedibile, la situazione del Macro. Si trova in un quartiere dove il passaggio è molto meno diretto, un quadrato di città prevalentemente residenziale dove occorre voler andare, soprattutto per un pubblico diverso da quello del museo.  Se dovessi sintetizzare come ho pensato di differenziare la scelta direi che per il Macro ho tentato la carta dello “stupore” adottando un criterio peculiare: al primo posto i colpi di fulmine, gli editori nazionali e internazionali che hanno toccato le mie corde dal punto di vista contenutistico, visivo e anche emotivo; focus sul territorio, realtà editoriali indipendenti della nostra penisola a partire da Roma; attenzione agli spazi dell’arte contemporanea che sono anche editori spesso con un magazine di riferimento. Nel tempo sono arrivati i riconoscimenti dal pubblico e dal quartiere, sia per la selezione editoriale sia per la scelta dell’oggettistica che segue, in forma ridotta, gli stessi criteri. Avere due librerie riconosciute e riconoscibili anche oltre il contenitore in cui si trovano è sicuramente un obiettivo presente e futuro. 

Cosa suggeriresti a un* giovane student* appena arrivato in città? 

Roma è una grande città quindi il consiglio che darei è di viverla: attraversarla nella sua grandiosità, visitare i musei (anche quelli meno conosciuti) e conoscere i quartieri all’interno dei quali ci sono spazi culturali e piccole librerie che diventano comunità.  
Pensandoci meglio, dopo aver fatto diverse lezioni dedicate all’editoria con il Dipartimento per l’Educazione Preventiva del Macro a studenti di università e accademie, consiglierei ai giovani studenti di chiedere ai loro docenti di essere accompagnati a conoscere spazi d’arte, editori, collettivi, studi grafici etc…di questa città. 

Libreria Macro; Libreria Palazzo Esposizioni