Oliver Sieber, 10′, 2020

40 Euro

10_11

3 disponibili

La notte è la parte oscura del giorno. Astronomicamente, la notte è causata dalla rotazione della terra. Il limite di luce che chiamiamo crepuscolo, il sorgere e il calare del sole, è un fenomeno locale. L’inizio dell’oscurità e infine la notte stessa, sono orologi per i nostri organismi e uno stimolo costante per la nostra immaginazione. La notte è tutto allo stesso tempo: un ritmo quotidiano e immutabile, un banale cambiamento delle condizioni di luce, ma anche un’immagine potente, culturalmente, ritualmente o esteticamente carica e utilizzata (…). La notte può essere illuminata. Ma la luce notturna non è un’imitazione del giorno. Le illuminazioni e le esposizioni artificiali fanno parte della notte: i lampioni, le stazioni di servizio, le insegne al neon e le vetrine notturne o il bagliore di un appartamento ne fanno parte tanto quanto la luce di fari, torce o luci stroboscopiche. La visualizzazione delle tenebre attraverso la luce è un paradosso a tutti gli effetti, poiché la luce sposta e sostituisce le tenebre. Ma nella risoluzione illuminata c’è anche un’accentuazione e un contorno di nero. Il contrasto fisico è tanto più un mezzo estetico plausibile dell’arte. Un cono di luce nel cui bagliore narrativa e proiezione, mito e illuminazione diventano visibili come particelle di polvere vorticosa (…). Nell’epoca dello schermo nero di qualsiasi display, tali immagini della notte sembrano anche nostalgiche. La notte e l’oscurità nella sfera digitale sono infinitamente più di uno spazio indistinto. Come un buco nero, il lato oscuro della tecnologia inverte e perverte la nostra idea culturale della notte (…) Il titolo “10 Minutes” forma la cornice di queste fotografie, che a prima vista sembrano cristalline, ma che a un secondo sguardo appaiono già opache, solo per dissolversi infine nella loro immediatezza attraverso la sostituzione del positivo con un negativo. “10 Minutes” è prima di tutto uno spazio fotografico e non un genere o un tipico motivo notturno. Il lavoro di Sieber segna piuttosto una distanza che si manifesta pittoricamente tra l’artista, le figure e la città e una tecnologia la cui essenza è il controllo della luce da parte del fotografo. Ma le proporzioni e le coordinate sono più ambigue di quanto si possa pensare. Il punto più luminoso è anche il più scuro. Questa è anche la poesia della luce che brilla anche se è già passata. Ma è soprattutto la dissoluzione della dicotomia del giorno e della notte che diventa visibile in “10 Minutes”. Perché in realtà l’oscurità c’è sempre, solo che non la vediamo. I paradossi della luce sono anche categorie estetiche dell’inganno. Così come la tecnica delle “riprese giorno per notte” utilizzata nel lungometraggio trasforma il giorno in notte (…). Ma le condizioni di luce hanno anche dimensioni politiche e sociali. Simile all’opera “American Night” di Paul Graham, in cui la realtà sociale inizialmente scompare attraverso la sovraesposizione, per poi emergere ancora più chiaramente, Oliver Sieber inverte le premesse apparentemente chiare e visibili del suo motivo notturno attraverso una stilizzazione chiaroscurale e un’inversione negativo-positivo. Egli illumina la notte ma non la dissolve. Le immagini sono uno specchio nero con tutte le sue incertezze e distorsioni. Gli sguardi dei ritratti corrono fianco a fianco all’infinito, come in una proiezione parallela in geometria. Non c’è un punto di fuga comune. Il giorno diventa artificialmente notte. Ma la notte alla luce del flash non diventa giorno. I valori tonali sono invertiti, il che basta a far perdere l’orientamento. Per lo spettatore, le persone e gli oggetti si distinguono molto chiaramente nel bagliore del flash. L’occhio lampeggiante di chi siede, tuttavia, non vede nulla per un breve periodo. La luce brillante diventa oscurità per loro.

Oliver Sieber

10′

Böhm/Kobayashi Publishing Project, 2020

20,5 cm x 28 cm

56p

Softcover

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ISBN 978-3-932187-63-6

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